Il lutto perinatale è un evento di vita particolarmente temuto a causa delle sue note sequele sul benessere psicofisico delle madri, delle coppie e dei figli nati successivamente.
Numerosi studi negli anni hanno tentato di descrivere e di inquadrare il lutto perinatale, definendo con precisione le sue caratteristiche fisiologiche (che si trovano riassunte qui) e anche tutti i rischi correlati a un lutto di questo genere. CiaoLapo negli anni si è occupato della linea sottile tra fisiologia e patologia reattiva ad un evento di vita traumatico (in particolare, per approfondimenti qui, qui e anche qui): la morte perinatale rappresenta ancora oggi un evento tabù nel nostro paese, poco conosciuto e codificato a livello sociale e ancor meno conosciuto e codificato a livello professionale. Essendo un evento, quello della morte perinatale, che “cade” nella categoria degli eventi “rari” (6 su mille nati può, davvero, considerarsi raro?) il lutto perinatale finisce per essere misconosciuto, e scarsamente trattato, o, in alcuni casi, confuso con la patologia psichiatrica, e quindi trattato come tale (impropriamente, perchè il lutto non è una malattia). Le conoscenze sul lutto perinatale “fisiologico” sono poco diffuse, le conoscenze sugli aspetti patologici correlati al lutto perinatale sono ancora meno conosciute, e pochissimi addetti ai lavori sono in grado di distinguere il lutto “fisiologico” dal lutto “complicato” (fino a pochi anni fa, ad esempio, si pensava che la raccolta dei ricordi del bambino o la richiesta di poterlo vedere fossero correlati a gravi sequele psichiatriche: falso) . Se a questa confusione generale sommiamo la generale difficoltà a fare un corretto inquadramento e una corretta diagnosi di depressione post partum e dei varii disturbi mentali correlati alla maternità, è facilmente intuibile come oggi, in Italia, non sia scontato ricevere una corretta diagnosi e un giusto trattamento a seguito di un lutto perinatale.
Numerosi studi, fin dagli anni 70, hanno cercato di stabilire la differenza tra lutto “normale” e lutto “patologico”: in particolare, numerosi studi condotti sulle madri, hanno cercato di stabilire l’incidenza di malattia mentale materna post partum e le sue conseguenze.
In molti paesi, ad esempio, la morte materna viene accuratamente classificata in base a tutte le cause, suicidio compreso. Le motivazioni sono ovvie: conoscere bene i rischi, fisici e mentali a cui sono esposte le madri permette di attivare delle strategie di prevenzione mirate, così da ridurre il rischio e migliorare gli esiti, ogni volta che si può.
Il lutto perinatale irrompe nella vita di donne, madri e coppie spesso totalmente ignare di questa (rara) eventualità. Questo evento di vita, particolarmente cruento per la sua elevata traumaticità, è un evento che nella metà dei casi non trattati esita in lutto complicato, ossia provoca lo sviluppo di una patologia mentale.
Il lutto perinatale si associa a un rischio doppio di depressione post partum, rispetto alla popolazione generale, che a sua volta si associa ad un aumentato rischio di suicidio.
Da tutto questo si evince che le sei donne su mille nati vivi che perdono un bambino a termine di gravidanza o nella prima settimana dopo la nascita (circa 4000 ogni anno in Italia) avrebbero bisogno di un adeguato sostegno e di un follow up preordinato: il decorso “fisiologico” del lutto perinatale andrebbe infatti monitorato adeguatamente, così da intervenire tempestivamente in caso di complicanze (possibili, e temibili, come ci ricordano alcuni importanti lavori scientifici).
A questo proposito, un recente studio sul suicidio post partum suggerisce di approfondire il legame tra morte perinatale e tentativo di suicidio materno.
I numeri, suggerisce il lavoro, sono piccoli (perchè fortunatamente è piccolo il numero annuo di nati morti per anno) ma non trascurabili: un corretto follow up delle madri colpite da morte in utero e da morte perinatale e la conoscenza approfondita delle caratteristiche del lutto fisiologico e del lutto complicato favorirebbe la tempestiva diagnosi di complicanza post partum e dunque il suo corretto trattamento.
Dopo la morte di mio figlio mi sono ricordata di tutte le pazienti che avevo incontrato durante la mia carriera e che cercavano il mio aiuto per un dolore perinatale che negli anni si era trasformato in una vera e propria patologia (depressione, ansia, dipendenza da sostanza). Conoscere i potenziali rischi di ciò che mi era accaduto mi ha dato la spinta a prendermi cura di me stessa, e soprattutto, ad approfondire e chiarire le conoscenze su questo argomento.
C’è una grande differenza tra i “sintomi” del lutto e le sue sequele patologiche. Favorire un fisiologico sviluppo del percorso di elaborazione del lutto, contrastare lo sviluppo di patologia psichiatrica, intercettare le situazioni a medio ed alto rischio per tutelare la salute mentale paterna e materna è una delle tante mission di CiaoLapo.
Il lutto non è una malattia, ma può diventarlo.
Se credi di avere bisogno di aiuto, puoi contattare il tuo medico curante, l’ospedale dove hai partorito, il tuo consultorio e la sede regionale di CiaoLapo.
Se hai dubbi sul tuo attuale stato di benessere post-lutto puoi scaricare gratuitamente e leggere i nostri due libri di auto aiuto, “Attraversare il lutto” e “Piccoli Principi”-
Se ti senti “disperata”: dopo la perdita di un bambino desiderato la sensazione di disperazione è profonda, anche se transitoria (nell’arco di mesi). E’ normale sentirsi senza speranza e senza alcun progetto, così come è del tutto normale chiedere aiuto. Non avere paura di chiedere e cercare il migliore aiuto per te.
Ogni genitore in lutto (me compresa) ha dovuto responsabilmente prendersi cura del proprio lutto. E’ stato difficile, pesante e faticoso. Ma ne vale, sempre, la pena.
“ Ho pensato che dopo la sua morte, avrei dovuto vivere per due, gioire per due, amare per due.“