La giornata dedicata alla Prematurità si celebra il 17 Novembre in tutto il mondo per attirare l’attenzione di tutta la popolazione su un evento che riguarda un bambino nato ogni dieci.
Si parla di nascita prematura quando il bambino o la bambina vengono alla luce prima della trentasettesima settimana di gravidanza.
Un aspetto di cui si parla ancora troppo poco è il significato che per una coppia di genitori assume la nascita prematura: si passa dall’attesa del proprio bambino alla degenza in ospedale e si impara ad essere nella pratica genitori di quel bambino attraverso l’incubatrice, attraverso mani altrui, necessarie e preziose di medici e infermieri, affiancando gli sguardi e le carezze, quando possibili, a una cascata di complessi parametri clinici, numeri, valori da seguire con attenzione e scrupolo. Il genitore del bambino prematuro proprio per l’esperienza particolare che affronta ha numerosi bisogni, che così bene le associazioni di famiglie rappresentate da Vivere Onlus ci insegnano ogni giorno: bisogni che dovrebbero essere accolti e compresi da chi si occupa quotidianamente della salute di questi bambini.
La nascita prematura è una frattura che interrompe un percorso di gestazione e genitorialità trasformandolo nei tempi, nei modi e nei luoghi: quando una famiglia vive la prematurità sperimenta tutte le emozioni caratteristiche del lutto anticipatorio e delle reazioni post-traumatiche da stress: in quest’ottica, occuparsi della madre con amore e gentilezza e coinvolgere il padre nella care di questa preziosa e fragile diade dovrebbe essere parte integrante della cura al neonato.
Questo aspetto diviene ancora più importante se il neonato prematuro, nonostante le cure profuse, muore per le complicanze legate alla condizione di prematurità.
Il lutto di un bambino prematuro è un tema difficile da affrontare nella nostra società.
Talmente complesso da restare sempre in fondo alle agende dei nostri decisori. L’esito di questa difficoltà lo vediamo tutte le volte che non è possibile garantire un corretto supporto psicologico ai genitori in lutto nelle nostre terapie intensive neonatali e tutte le volte che gli operatori sanitari, provati dall’ennesimo lutto, chiedono sostegno per gestire il sovraccarico emotivo, invano.
Sarebbe opportuno offrire sostegno agli operatori delle nostre TIN affinché ciascuno di loro possa fare la differenza nell’accompagnamento ai genitori di un bambino morente.
Ogni genitore, infatti, qualora lo desideri, dovrebbe essere sempre messo nella condizione di accompagnare gli ultimi momenti di vita del suo bambino.
Per molti genitori essere arrivati “troppo tardi” o non essere stati accompagnati nel momento del passaggio è motivo di grave rimpianto e sconforto; chi ha invece potuto usufruire di un luogo psichico e fisico per stare con il bambino, sostenuto e guidato dal personale del reparto, lo ritiene fondamentale per il suo processo di lutto.
Avere qualche ricordo del bambino e della relazione con lui che oltre al dolore della perdita evochi compassione, empatia, e tutta la tenerezza che sprigiona il proprio neonato, è un elemento importantissimo che i genitori porteranno con loro per tutto il resto della vita.
Tra i diritti del neonato morente, oltre a quello di morire senza dolore, dovrebbe essere contemplato quello di vivere gli ultimi momenti insieme ai suoi genitori, se possibile tra braccia amorevoli, in un ambiente accogliente e rispettoso.
Ogni giorno in Italia 3 famiglie si trovano in questa difficile situazione ed è compito degli operatori sanitari offrire un sostegno appropriato al lutto.
Accompagnare con amore, rispetto e dignità un neonato al termine della sua vita dovrebbe essere parte della professione di ogni operatore sanitario e la giornata mondiale del bambino prematuro è un’occasione preziosa: per riflettere, approfondire e cambiare ciò che può e deve essere cambiato.
Se sei madre di un bambino prematuro volato via troppo presto condividi la tua storia con noi: partecipa alla nostra ricerca Memory Box Preemies
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