Leggi le linee guida stilate da CiaoLapo su coronavirus, gravidanza e allattamento
“Ci mancava solo il coronavirus”
Lo abbiamo pensato in tante.
Lo stanno pensando le donne alla prima gravidanza, lo pensano le madri alle prese con la gravidanza successiva ad un lutto perinatale, lo pensano i padri che sfoderando il noto pragmatismo sono connessi al sito della protezione civile per seguire l’andamento dell’epidemia in tempo reale. (Per completezza, dirò che lo pensiamo anche noi medici e operatori sanitari…)
La gravidanza è sempre un’avventura ed ogni gravidanza è una storia a sè stante: negli ultimi cinquanta anni la medicina ha permesso di ridurre drasticamente la morte materna, fetale e neonatale e persino nel nostro paese, nonostante una certa lentezza nei progressi, gli eventi avversi evitabili sono piuttosto pochi. Non ancora zero, ma molto pochi, soprattutto se vengono rispettati con cura tutti i protocolli di gestione della donna in gravidanza e dell’assistenza in caso di gravidanza a rischio.
Tutto questo discorso, sebbene sia molto ragionevole, spesso entra da un orecchio ed esce immediatamente dall’altro: la velocità dipende dal livello di ansia di chi parla e di chi ascolta (che si potenziano a vicenda), dalla storia pregressa di chi parla e di chi ascolta e soprattutto da quanto siamo in grado di tollerare che il rischio zero non esiste e stante tutti i progressi meravigliosi e fondamentali, non possiamo controllare tutto. Nemmeno la gravidanza.
L’ansia in gravidanza e nel puerperio è un disturbo noto, più elevato nelle madri e nelle coppie con precedenti eventi di vita traumatici (come aborto e morte perinatale) e particolarmente tenace: l’ansia in gravidanza non si attenua con la nascita di un bambino in buona salute, ma tende a mantenersi intatta, ad amplificarsi e talvolta a complicarsi.
Essere ansiosi non è un capriccio, non è un vezzo e non è indice di debolezza. L’ansia è una risposta che vorrebbe proteggerci da eventi che percepiamo come pericolosi, incombenti sulla nostra vita e fuori dal nostro controllo: vorrebbe esserci d’aiuto, ma spesso complica solo le cose e incide sul nostro benessere.
Il coronavirus arriva con tutto il suo gran carrozzone epidemico a dare il colpo di grazia alla nostra ansia e di questo effetto psichico ed emotivo dell’epidemia occorre tenere conto, se vogliamo mantenere un livello accettabile di benessere e goderci il più possibile la nostra gravidanza e il nostro neonato.
So bene che è molto difficile lasciarsi rassicurare: sono settimane che si parla solo di Coronavirus, si contano i morti e la mancanza di posti letto nelle strutture ospedaliere.
L’obiettivo che desideriamo perseguire è ambizioso:
vorremmo provare ad accogliere la preoccupazione per quella che è, cercando di trovargli uno spazio definito e cercando di evitare che esondi;
vorremmo scrivere per questo motivo le principali informazioni aggiornate messe a disposizione dalle istituzioni internazionali e dai ricercatori che si stanno occupando del Coronavirus nelle donne in gravidanza e nel puerperio, via via che è possibile farsi un’idea più precisa che vada oltre le prime ipotesi;
vorremmo affrontare insieme ancora una volta l’annosa questione del “rischio zero”. È molto importante soffermarsi su questa informrazione, per evitare che l’ansia esondi e ci paralizzi: il rischio zero non esiste, mai, ma ci sono livelli diversi di rischio che rendono un evento più o meno probabile.
Rispetto al Coronavirus, ci sono cose importanti che possiamo fare per rendere il rischio irrilevante ne abbiamo discusso qui, qui nell’articolo #iorestoacasa riguardo alla permanenza in casa durante la gravidanza e anche sull’huffingtonpost relativamente a come affrontare il puerperio.
Se proprio non riusciamo a sbarazzarci dell’ansia, almeno proviamo ad addomesticarla.
Un abbraccio virtuale.