“Mamma” e “papà”: che belle queste parole, piene di amore e di significato, tra le prime che pronunciamo da piccoli.
E quanto siamo contenti noi genitori quando le sentiamo pronunciare per la prima volta dai nostri bimbi: vedere i nostri figli crescere e fare progressi è fonte di enorme soddisfazione per noi genitori, che li coccoliamo fin dai loro primi istanti di vita. E quando poi i nostri figli cominciano veramente a parlare, quante volte sentiamo pronunciare quelle due parole: mamma e papà. “Mamma, ho fatto questo; papà, ho fatto quello. Dov’è la mamma, dov’è papà! Mamma, mamma, papà”. Ed ogni volta, noi genitori, pronti, presenti lì a proteggere i nostri figli: ad ogni loro chiamata, noi accorriamo desiderosi di aiutarli. E quante volte, anche, non sopportiamo quelle due parole e quelle urla continue e incalzanti: soprattutto dopo una giornata burrascosa, piena di lavoro e di impegni, dopo l’ennesima giornata lavorativa piena d’ansie e di mille pensieri per la testa, quando vorremmo solo tornare a casa, stenderci sul divano e riposare in silenzio. Quando stai quasi per addormentarti sul divano dopo una giornata stressante e senti l’ennesimo “Mammaaaa, papàààà”! Ma quanto sono belle quelle due parole. Spesso ce lo dimentichiamo.
Ma chi è una mamma? E chi è un papà? Una definizione non c’è, sarebbe troppo riduttiva.
Forse una sola parola può esprimere ciò che mamma e papà sono: Amore.
L’amore di mamma e papà è ineguagliabile: per un bambino i genitori sono tutto, sono le sue due guide, il suo porto sicuro. Finché ci sono mamma e papà, tutto andrà bene, grazie all’amore di mamma e papà il bambino affronta tutte le sue paure.
E allo stesso modo, si può classificare cosa sia un Figlio? Anche qui una definizione sola non basterebbe, sarebbe troppo riduttiva; ma anche in questo caso c’è una parola che può indicare ciò che un figlio è: Amore.
Non a caso, un figlio nasce dall’amore provato dai suoi genitori.
Anche io e mio marito siamo mamma e papà, siamo l’amore di qualcuno. Siamo mamma e papà di Alessandro, o come lo chiamavamo noi “Fagiolo”.
Alessandro era il nostro amore: i nove mesi che ha passato all’interno della mia pancia sono stati meravigliosi, indimenticabili. Quanti calci e pugni sferrava nella mia pancia: lo avremmo senz’altro iscritto in qualche squadra di atletica, per quanto si muoveva con quelle gambe muscolose e quei piedini così piccoli, ma così forti.
Alessandro è nato una sera d’estate. Quando è nato, io e suo papà non abbiamo potuto tenerlo stretto tra le nostre braccia: il parto era stato troppo difficile per lui e purtroppo le sue condizioni erano critiche. Fin da subito, i medici ci avevano avvisato che il nostro piccolo non ce l’avrebbe fatta, non avrebbe avuto troppi giorni di vita. Quando ti danno una notizia del genere, cominciano a coesistere emozioni contrastanti in te: disperazione, panico, voglia di spaccare tutto, di urlare, sensazione di stare vivendo solo un incubo. “Presto ti risveglierai e vedrai che Alessandro starà ancora calciando dentro la tua pancia, forte e robusto come sempre”, ti ripeti. Ma purtroppo non ti svegli mai, l’incubo continua in eterno.
Mamma e papà hanno dato ad Alessandro, nel tempo che egli è rimasto in vita, tutto l’amore del mondo. Sono stati accanto a lui ogni istante, lo hanno coccolato anche se non è mai stato cosciente, sdraiato su quel lettino pieno di fili e di macchinari che suonavano ogni istante. Alessandro ha vissuto dell’amore di mamma e papà per tre settimane, poi ha smesso di lottare, le nostre mani tra le sue per accompagnarlo nel suo ultimo viaggio. Quando il suo cuore ha smesso di battere, era in braccio alla sua mamma. Alessandro è morto l’11 luglio 2023.
Mamma e papà di Alessandro non lo vedranno crescere, non sentiranno le sue prime parole, la sua risata, non sentiranno ripetere continuamente fino allo sfinimento quel “mamma e papà”. Quello che hanno potuto fare è stato solo trasmettergli tanto amore durante la gravidanza e accompagnarlo nel suo ultimo viaggio sulla terra. Alessandro era il loro amore. Quante cose da “mamma” e da “papà” avrebbero fatto per lui.
Ma dunque, la mamma e il papà di Alessandro, se non hanno avuto la possibilità di vederlo crescere e di passare più tempo con lui, sono meno genitori? Sono meno mamma e papà? Tante, troppe volte questa domanda attraversa il loro pensiero. E’ ancora una mamma, è ancora un papà se non ha mio figlio fisicamente con se? Se l’ha perso? Spesso non vieni considerato un genitore se il figlio non ce l’hai più, spesso è proprio la società che non ti considera più come tale. Non parteciperai agli incontri scolastici con gli altri genitori, non vivrai le chiacchiere tra genitori all’uscita da scuola, mentre aspettano i loro figli. Non farai niente di quello che una mamma e un papà fanno di solito. Non sarai mai una mamma e un papà tradizionale. Non sarai considerato padre e madre agli occhi degli altri. “Vedrai quando avrai dei figli, tu ora non lo puoi capire perché un figlio non ce l’hai”. Quante volte mamma e papà di Alessandro se lo sentono ripetere. “Allora è tempo di farne un altro, non vorrai mica rimanere senza figli!”. Ma loro un figlio l’hanno avuto, l’hanno amato durante la gravidanza, lei lo ha partorito e l’hanno accompagnato fino alla morte.
Ma allora io, mamma di Alessandro, sono meno mamma? Io, papà di Alessandro, sono meno papà se non lo potrò accompagnare a scuola o ad una gara di corsa o se non potrò preparargli la torta di compleanno per i suoi 18 anni?
No. Perché tu sei una mamma e tu sei un papà, anche se ora Alessandro non c’è più. Lo sei, e continuerai ad esserlo. Lo accarezzerai col pensiero, gli darai un abbraccio ogni volta che ne sentirai il bisogno. Perché il tuo Alessandro, il tuo amore, sarà sempre lì accanto a te. Perché si diventa genitori nel momento stesso in cui l’idea di Alessandro ha cominciato ad esistere, nel momento stesso in cui senti il suo cuore battere per la prima volta, lo vedi e lo senti dentro di te.
Ma allora cosa sono mamma e papà? Semplicemente Amore, con la A maiuscola. Amore nella felicità e amore nella tristezza, amore nell’accompagnare il proprio figlio in ogni sfumatura della vita.
Il premio per il corridore più giovane verrà dunque dato oggi in nome di Alessandro Amadori Maimonte, il nostro piccolo amore.
A voi mamme e papà qui presenti chiediamo di essere “mamma e papà”, di essere Amore con la A maiuscola.
E a voi bambini, chiedo oggi di correre più veloci che potete e di correre liberi per Alessandro.
Queste parole sono per Alessandro, per i suoi genitori e per tutti quei genitori che sono stati e che continuano ad essere mamma e papà di bambini che ci hanno lasciato troppo presto.