Tutti questi amici, tu dove sei?
Alcune settimane fa è stato pubblicato l’ultimo album di Luciano Ligabue, Arrivederci Mostro, preceduto dall’uscita del singolo “Un colpo all’anima” da cui sono tratte le citazioni in apertura e chiusura di questo post. Contestualmente alla presentazione del nuovo album, Ligabue ha rilasciato alcune interviste, tra cui una al settimanale Vanity Fair, affrontando un tema a noi molto caro: quello del lutto prenatale. 06.06.2010
In risposta ad una domanda del giornalista che gli chiedeva informazioni sui toni aggressivi e amari del brano “Caro il mio Francesco”, una lettera aperta a Francesco Guccini, Ligabue racconta un importante episodio della sua vita recente:
«Verso la fine del 2008 ho passato un difficile momento personale. La mia compagna (Barbara, da cui ha avuto Linda, 5 anni, ndr) ha perso un bambino. Era incinta al sesto mese e, quando si arriva a quel punto, non si può fare altro che partorirlo e poi seppellirlo».
Il brano è una lettera che Ligabue invia a Francesco Guccini, come ideale risposta alla canzone “L’avvelenata” del 1976 brano storico di protesta del cantautore emiliano nel quale lanciava strali contro lo show-business dell’epoca e contro un certo genere di artisti (per chi non la conosce questo è un link al brano su youtube – attenzione, il testo è molto esplicito). Racconta ancora Ligabue che, quando gliel’ha fatta ascoltare durante la sua festa di compleanno, Guccini ha commentato: «Dovevi essere proprio arrabbiato». La ragione di questa arrabbiatura era proprio la morte endouterina del suo bambino, un evento privato, certamente stressante per Luciano e per la sua compagna e probabilmente anche per la piccola Linda.
«È stato un periodo duro. Ha fatto venire a galla cose che non c’entrano con quello che ho appena detto, ma che mi hanno spinto a fare i conti con la falsità di certe persone».
Anche un artista di successo come Ligabue, un vip, un uomo certamente senza problemi economici e, come dice lui stesso, con “tanti privilegi”, non si è potuto sottrarre né al dramma della morte, né alle mille incomprensioni che si devono affrontare nel percorso di elaborazione del lutto prenatale.
In sintonia con l’esperienza di molti di noi, arriva ad esempio un momento nel quale i colleghi, i conoscenti, i contatti dell’ambiente di lavoro e della vita quotidiana cominciano a sottovalutare l’impatto che un evento come questo può avere sulla vita relazionale, sugli equilibri e anche sulla vita lavorativa di una persona (il nostro forum è pieno di storie che descrivono queste situazioni). Situazioni in cui il lutto è minimizzato o negato, situazioni in cui amici, parenti o perfetti sconosciuti si sentono in diritto (o in dovere) di dire la loro su un evento che di fatto non capiscono; situazioni che Ligabue esemplifica cantando:
E allora avanti un altro: “con quello che guadagni stai muto”.
Avanti pure un altro: “con quello che guadagni, sorridi nella foto”.
E poi
Caro il mio Francesco, abbiamo tanti privilegi,
ma tra questi certo non rientrano gli sfregi
di chi vuole parlare, andando sull’abbraccio,
di cose di cui non capisce un ca..o.
E ancora
Non c’è peggiore sordo di chi non vuol sentire,
tu pensa a chi non sente e poi ne vuol parlare…
Ascoltate alla luce dell’esperienza raccontata da Ligabue, in queste frasi si possono riscontrare esperienze ed emozioni molto comuni nei genitori che hanno subito una perdita perinatale. In particolare il senso di solitudine, la sensazione che ti sia capitata una cosa unica al mondo, e la rabbia, la voglia di spaccare il mondo e far tornare indietro il tempo.
Parlarne è la migliore soluzione. Per condividere il dolore, per elaborare il lutto e per rompere l’indifferenza. E’ estremamente importante parlare di perdita perinatale, sia per chi la subisce (ruolo dell’autoaiuto), sia in generale come informazione per il grande pubblico. Questa è sempre stata la nostra opinione e quindi non possiamo che ringraziare Ligabue per aver voluto esprimere pubblicamente il suo dolore, come un gesto di solidarietà per le migliaia di persone che si trovano in Italia ad affrontare la stessa situazione, e anche la redazione di Vanity Fair, nuovamente in prima linea sul problema dei bambini non-nati, dopo l’articolo su CiaoLapo Onlus pubblicato nel primo numero dell’anno.
Grazie Liga per questo colpo all’anima, e in bocca al lupo.
e ogni volta è un colpo sordo all’anima.
Quante volte sei mancata, quante volte mancherai,
un colpo al cerchio ed un colpo all’anima.