La piccola principessa che mi ha scelto come madre.

by Claudia Ravaldi
jill111 Pixabay

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Sono alla 35° settimana + 4 giorni di gravidanza, è il 24 Marzo 2011 e io ieri ho sentito muovere la mia piccola per quella che sarà l’ultima volta. Ma ancora non lo so. So solo che la notte di solito è in continuo movimento, ma stanotte non l’ho sentita.

 

Stamattina ho delle commissioni da fare. Penso “Forse si è mossa ma io non l’ho sentita perché troppo impegnata“. Il pomeriggio quando rientra mio marito, gli dico che non ho sentito la piccola. Lui telefona al ginecologo, che dice di non essere in ospedale, ma che c’è già una sua collega che ci aspetta. Entriamo a fare l’ecografia. Guardo il monitor e capisco subito. Guardo mio marito, anche lui ha capito. Aspetto… voglio sbagliarmi. Ma la ginecologa mi dice “Purtroppo signora non ci sono buone notizie”.

Mi si gela il cuore. Stringo forte la mano a mio marito e alla dottoressa. Piango, grido in silenzio GIOIA MIA …. non doveva essere così!!!!. Il cuore si è fermato anche a me in quel momento. Gli sguardi tra me e mio marito sono solo di incredulità.

La dottoressa dice che deve ricoverarmi.

Dico di voler andare prima a casa a prendere le mie cose. Arrivati in macchina sono totalmente rincoglionita. Piango, grido e non ci voglio credere.

Accarezzo il mio pancione chiedendo alla mia piccola principessa di … per favore…. muoversi. Niente. Arriviamo a casa, siamo soli, perché i miei figli sono ad una festa di compleanno. Le prime persone che avviso sono i miei genitori.

Mia madre e mio padre sembrano tutto a un tratto invecchiati di dieci anni.

Il dolore e lo stupore che hanno addosso ha spento anche un pezzetto del loro cuore.

A casa mi soffermo a guardare le sue cose che sono pronte per Lei, sono lì, da almeno un mese …. tutto preparato per l’arrivo della mia piccola principessa. Le prendo tutte e le butto fuori dalla valigia con rabbia. Era stato tutto pensato e preparato con amore e gioia, adesso è tutto trasformato, adesso è solo incredulità, buio e dolore.

Ritorniamo in Ospedale: lì mi aspettano la ginecologa che mi ha fatto l’ecografia, il mio ginecologo e un’altro ginecologo ancora, insieme ad un’ostetrica. Io chiedo se posso fare un cesareo e loro tutti mi dicono che purtroppo la bimba non c’è più, e dunque da questo momento in poi devono salvaguardare me, me soltanto. Consigliano il parto naturale. Mi fido di loro. Mi fanno una puntura d’antibiotico e un’altra di non so cosa. Mi dicono pure che durante il parto possono chiamare l’anestesista per la morfina così non sentirò dolore.

In ospedale arrivano i miei cognati e i miei nipoti. Tutti davvero addolorati. Questa piccolina era già la gioia di casa. Era immaginata da tutti. Fin da subito, da quando avevamo annunciato alla famiglia che stava per arrivare una bimba.

Il mio pensiero fisso è Luca. Il mio piccolo grande ometto forte, forte in apparenza perché internamente è come un agnellino. Lui che quando gli abbiamo detto di aspettare una sorellina o un fratellino ha sorriso per giorni e giorni. Lui che aveva da poco iniziato a capire il calendario e aveva fissato la mia data prevista per il parto e aspettava con ansia il giorno della nascita della sua sorellina. Lui che quando entravamo in un negozio diceva che questa o quella cosa sarebbero state belle per la sua sorellina. Lui … che quando sferruzzavo a fare la copertina di Thea mi faceva i complimenti per come stava venendo bene. Come faccio ora a dirgli che questa sorellina tanto attesa non c’è più. Che è volata in cielo?

Luca e Gero ritornano dalla festa di compleanno ma non fanno domande. Sono bravi bravi e chiedono di aprire il divano letto dalla zia finché non arriverà papà. Giuseppe rimane con me fin quando può. Poi va a casa. Con me resta mia madre. Tutta la notte ci guardiamo ….. piangiamo…. ma non diciamo una parola. Io lì sola con la mia piccola ancora in grembo. Ad accarezzarla….. Chiedo il più grande miracolo della mia vita…… chiedo a Dio di poter compiere il grandissimo miracolo e far piangere la piccolina appena nasce. Di farle battere il cuoricino e di poterla crescere. Tutta la notte non abbiamo dormito. Tutta la notte mi ripeto che le cose non dovevano andare così. Non era così che avevo immaginato tutto. La peggiore delle ipotesi fino ad oggi per me era quella di dover fare un cesareo. VI RENDETE CONTO. Un cesareo! Io che guardavo la mia pancia dopo l’ultima eco fatta nove giorni fa. Nove giorni fa lei era lì con il cuore forte, si muoveva con tutta la sua forza ed era messa obliqua per cui forse avrei dovuto fare il cesareo e io allora le dicevo che era una stronzina e che doveva girarsi e mettersi la testa a posto perché non volevo fare un intervento.

Invece no…. farò proprio un parto naturale…

La mattina del 25 Marzo arriva troppo presto. Penso alla giornata che mi aspetta e penso che la mia piccolina sta facendo dei piccoli passi allontanandosi da me sempre più.

Prima va via la sua anima ….. poi il suo corpicino.

Viene il ginecologo che mi dice di andare con lui per la prima applicazione di gel. Fa la prima applicazione. Una simpatica infermiera mi dice di non piangere “vedrai ne farai un altro“. Il ginecologo di turno fortunatamente la rimprovera…..”le sembra il caso? la signora ha ancora sua figlia in grembo“.

Giuseppe non lascia il mio fianco. Piangiamo insieme, ci tieniamo per mano e aspettiamo che le contrazioni inizino a farsi sentire. Qualche contrazione debole arriva. Ma ricordandomi i miei parti precedenti capisco che non c’entra niente con le contrazioni del travaglio. Dopo 6 ore mi chiamano per la seconda applicazione di gel. Il ginecologo però mi dice che se non rompe le membrane il vero travaglio non potrà partire. Allora rompe il sacco, e la saletta delle visite viene allagata. Vado in stanza, e allago pure la stanza. Chiamiamo l’osterica per dirle che abbiamo bisogno di un mocio. NIENTE non ne hanno in reparto! Cosa porta? delle traverse e fa pulire tutto a mio marito e mia madre. Mi lascia nella stanza e mi dice di chiamarla quando ho voglia di spingere. Ad ogni contrazione perdo una fontana di liquido amniotico giallo.

Dopo un’ora di contrazioni, chiamo l’ostetrica dicendole che ho voglia di spingere.

Lei mi visita dicendomi che sono dilatata di 5 cm e che ci vuole ancora tempo.

Grido che voglio spingere. Vuole portarmi nella sala travaglio lo stesso, io dico che non riesco a mettermi sulla sedia a rotelle e mi spostano con il letto. Sento la testa della piccola. Loro con calma iniziano a portare il letto fuori dalla stanza. Io urlo, dico che devo spingere…l’ostetrica s’infastidisce pure e dice “e spinga allora!”.

Ecco il corpicino….. è fuori.

Ho partorito mia figlia in mezzo al corridoio sotto le coperte. Se ci penso rabbrividisco ancora. Perché? Perché sapevano che non c’era niente da fare? Perché era priva di vita? Non meritava un po’ di dignità quella piccola? Non doveva essere accolta da due mani che la prendevano?

La guardo attraverso l’abbraccio di Giuseppe mentre la portano via per lavarla. Ho paura. Non so perché. Eccolo il visetto che ho tanto atteso di vedere. Eccola la principessa. Quella che avevo creduto per mesi e mesi che fosse maschio e il ginecologo invece si era sbagliato ed era una piccola principessina bella.

E’ vero. Non si muove. Non apre gli occhi. Non piange. E’ lì ma la sua anima è già volata via. Uno strazio. Dov’è quello sguardo che mi hanno fatto i miei ometti quando sono nati e ci siamo innamorati all’istante? Tutto finito.

Io e Giuseppe lì…. stravolti….increduli che non stiamo capendo nulla di tutto quello che ci sta succedendo. Entra la pediatra. Incavolata con il ginecologo. “Non mi avete detto nulla prima”…e iniziano a parlare degli affari loro. Mia figlia priva di vita…. e loro continuano come se non esistesse. Mi danno dei punti. Quella morfina non l’ho mai vista …. nemmeno l’anestesista. Ho sentito ogni dolore del parto. Ogni dolore moltiplicato per 1000.

Mi stanno per portare in camera e chiedo.

Voglio vederla.

Vogliono sminuire la mia richiesta.

Chiedono “Ma perché?”.

Fulmino tutti con gli occhi e chiedo di vederla. Me la fanno vedere tra le braccia dell’ostetrica.

La mia piccola THEA CATERINA. BELLISSIMA.

Ha preso da ognuno di noi le qualità più belle. I capelli ricci di Luca….. già lunghini. Sono folti e neri come i capelli di Gero. Le guanciotte belle piene di Luca e il suo nasino all’insù. La bocca carnosa, rossa di velluto di Gero. Il mento con una piccola fossetta come quello di mio marito e le mie gambe lunghe! Un angioletto! E’ perfetta. Pensavo di vederla con qualche malformazione, che si sarebbe vista in viso….invece era perfetta. Sicuramente dalle sue ecografie l’unica cosa che non abbiamo potuto vedere erano le sue ali.

Mancavano quelle. L’unica cosa che sono riuscita a dire era GIOIA MIA.

Rimpiango di non averla presa in braccio e di non averle dato un bacio.

Perchè non l’ho fatto? Perché non l’ho presa vicino a me per odorarla e sentire la sua pelle bella?

Perché non le ho fatto una foto?

Perché loro non mi hanno dato queste possibilità invece di dirmi….. “Basta signora è meglio così” Come? Cos’è meglio così? Che vuol dire? Perché non mi sono ribellata? L’ho vista per un minuto? Forse meno? Forse più? Dopo OTTO mesi che l’ho fatta crescere dentro di me….. ora non la vedro’ mai più.

Chissà se apparirà nei miei sogni? La vedrò di nuovo? Cosa avrà pensato di me? Magari mi vede come la pazza isterica che gridava a Luca mentre faceva i compiti e forse avrà pensato….. meglio non stare con una così?

A questo punto non so più niente….. so solo…. che mi manca già.

Mi manca ogni cosa di lei….mi manca quello che doveva essere e che ora non puo’ esserci più.

Mi portano nella stanza…. lì, ci sono i miei genitori, che mi aspettano a braccia aperte.

Mia mamma la vuole vedere e chiedono all’Ostetrica se è possibile. Ancora resistenze….

Ma perché signora?” “Perché è mia nipote e voglio conoscerla!”. Mia madre segue la pediatra, dopo un po’ torna e mi dice che vogliono battezzarla. Dico di sì. La battezzano e tornano entrambi con gli occhi gonfi di pianto: dicono che è bellissima e perfetta. Mia madre ha detto di averle toccato la fronte e di essere stata rimproverata: “Non deve toccarla!”

Ma chi siete voi, per pensare di poter comandare su MIA figlia!

Mio papà mi guarda…… e mi dice “avevo paura per te”: scoppia in lacrime.

Dopo esserci coccolati un po’ chiedo a Giuseppe di fare ancora un’ultima cosa prima di andare a risposare. Deve dirlo a Luca e Gero. Il caso ha voluto che qualche giorno prima avessimo comprato i regali che Thea avrebbe portato loro in Ospedale. Gli dico di dire loro che purtroppo la sorellina è dovuta andare in cielo…. ma prima di volare via ha voluto fare loro i regali. Fa come chiedo. Gero chiede “anche mamma è in cielo?” povero cucciolo! Luca non dice niente….. è sbiancato in volto e per mezz’ora non dice una parola. Risonde a monosillabi perché ha il nodo in gola ed è sul punto di scoppiare in lacrime. Giuseppe mi telefona subito dopo. Specialmente per riassicurarli che io sto davvero bene. Luca mi risponde solo sì e no. Povero ometto mio. L’aspettava con tutto se stesso. Come me! E ora l’abbiamo persa entrambi . NIENTE sara’ lo stesso.

Passiamo un’altra notte insonne di nuovo a pensare a parlare delle labbra…. dei capelli…. di com’era perfetta. La mattina arriva presto Giuseppe. Piange vedendomi… mi abbraccia e dice le parole più dolci che abbia mai sentito….. “non ho più paura della morte…..perché so che sarà lei la prima cosa che vedrò quando muoio!” Ha perfettamente ragione lui. Questa per noi è una giornata strana. Proprio oggi la nostra piccola sarà sepolta. Saremo noi a seppellire lei. Un genitore che seppellisce il proprio figlio!

Per me è dura…. ma io devo stare un altro giorno in ospedale. Deve fare tutto mio marito senza di me. Questo mi rende ancora più triste. Entra nella stanza il signore della camera mortuaria. Ha messo la mia piccola nella sua culletta bianca. Io le avevo scelto e ordinato una culla bella tutta rosa… ero fiera di me per l’acquisto…. ora questa piccolina deve stare in quella cassetta bianca. Il signore mi fa le condoglianze….mi dice che non ha avuto coraggio di guardarla e ha fatto tutto il suo collega. Dice che “la bambina è nella chiesetta e se i suoi familiari vogliono vederla possono ” in quel momento ho una specie di blocco mentale….. “non lo so ne parli con mio marito“. A distanza di mesi ripenso alle parole di quel signore….sarebbe bastato un aggiunta di una frase da parte sua….”se vuole rivederla è libera di farlo in qualsiasi momento ” sarei stata con lei per tutto il tempo….avrei avuto l’occasione di baciarla, toccarla, salutarla….e chissà magari farle una foto. Niente! E’ tutto programamto per le 18.00. Mio marito arriverà al cimitero del paese…..lì ci sarà il prete che lo aspetta…. farà la benedizione e faranno subito la sepoltura.

Alle 17.00 mio marito scende nella cappella della chiesa. Io mi metto alla finestra della camera e aspetto di vederla. Eccola dopo mezz’ora, quella baretta bianca-bianca che spicca.

Sembra una perlina in una conchiglia enorme. Lì c’è la mia piccolina….. e dietro suo papà in macchina che l’accompagna. Lui che doveva essere dietro una carrozzina, fiero ed orgoglioso….. invece….. è dietro un carro funebre che accompagna sua figlia nel suo primo ed ultimo viaggio verso casa.

Io sono con mia madre. Urlo dalla finestra….. TI AMO THEA …. AMORE MIO TI AMO. Bacio forte la mia mano e le soffio tutti i baci che posso…..e poi lei sparisce. Giuseppe dice che appena arrivato in paese vede il parcheggio del cimitero pieno zeppo di macchine. Lui che di proposito non aveva detto niente a nessuno…. si è ritrovato davanti tutti i nostri amici e conoscenti che piangevano la nostra piccolina e con in mano dei fiori bianchi. E’ stato come un piccolo funerale. Il prete dice “La piccola Thea Caterina un fiore che purtroppo non è potuto sbocciare qui sulla terra con la sua famiglia … ma che sboccerà nel giardino del Signore”. Appena finita la benedizione molta gente viene in ospedale a salutare me. Finalmente vengono pure i miei ometti! Luca e Gero che sembrano sereni. Non chiedono niente. Mi abbracciano e baciano e solo ora che mi vedono sembrano più bimbi e meno ometti…I miei bimbi.

Il 27 Marzo papà va al cimitero per seppellirti. Volevano fare tutto ieri per la benedizione ma non sapevano di fare quel piccolo funerale. Ancora una volta deve affrontare tutto da solo perché solo oggi mi faranno uscire dall’ospedale. Papà ieri sera mi ha detto che ti ha vista. Anche se prima diceva di non volerlo … poi ha trovato la forza di guardarti. Sono felice per lui…. e ringrazio Dio per avergli dato la forza. Ti ha accarezzato la guancia. Mi ha detto che sei perfetta e non sa perché Dio non ha voluto darti a noi.

Mi chiama il Ginecologo e mi dice che deve fare il foglio delle dimissioni.

Vado… mi visita…. mi da la cura di gocce e punture di seleparina da fare a casa. “Ritorni tra un mese per una visita.”

Ok. Va bene….dico…. “e ora cosa devo fare?” “Niente!” è stata la risposta. “Si deve vestire e andare a casa.” Ah.

Tutto molto facile, evidentemente.

Non mi dicono che potrei provare sconforto e dolore…. non mi dicono che c’è un processo di lutto…. non mi dicono che se voglio posso parlare con un psicologo. Non mi chiedono com’è la mia situazione familiare. Anche per vedere se ho una famiglia che mi sostiene. Non mi chiedono se sono credente e posso parlare con il prete. Insomma, niente!

Ritorno nella stanza. Dico a mia madre che possiamo andare a casa. Prepariamo quel poco che abbiamo. Io avevo preparato una maglietta e un cardigan e ancora dovevo mettere i jeans nella valigia.

Alla fine mi sono vestita in bagno…. mi guardo nello specchio….. e mi vedo tutta vestita di nero. Manco se l’avessi fatto di proposito. Sono vestita del colore del mio cuore. Dico a mio marito di aspettarmi giù.

Esco da quel reparto….senza navicella. Con la pancia vuota. Con le braccia vuote. Con il cuore spento e con le lacrime che scendono dal viso.

Passo da quel corridoio, quell’odiato corridoio dove è nata sotto le coperte mia figlia. Esco da quel reparto che così tanto divinizzavo perché per me…. la gravidanza …. tranne qualche acciacco…. è stata sempre vissuta con amore e tranquillità. Il ricordo della gravidanza di Luca e Gero, del loro parto, è stato per me un miracolo. La gravidanza di Thea, altrettanto un miracolo….. ma alla fine…. è andata com’è andata. Fino a quel momento entrare là dentro mi evocava dei ricordi bellissimi….. e i miei occhi prendevano forma di cuoricino ogni volta che entravo in quelle porte. Il tempio della mia felicità.

Incontro mio marito nel parcheggio e gli dico…. “ti prego non mi portare mai più in questo posto”. Facciamo la strada in lacrime.

Percorro la strada che ha percorso mia figlia il giorno prima. Arriviamo al cimitero….. e lì mi scoppia il cuore. Non era questa la festa che avevo in mente per te. Non erano questi i doni che dovevano portarti. Avrei voluto spaccare quel marmo freddo e tirarti fuori. E se hai freddo? hanno dimenticato di metterti il body…. A casa i miei ometti belli mi aspettano e mi accolgono con una forte grido “MAMMA!” Ci abbracciamo. Avevo immaginato quel momento….. quando sarei tornata dall’ospedale con Thea. Immaginavo tutti i miei vicini di casa lì a casa mia a farmi i complimenti per la mia piccolina. Invece niente. Soltanto una signora è venuta e mi ha detto “Condoglianze!” Che parola stonata per la fine di una gravidanza! Vado al piano di sopra…. nella nostra casa. È tutto sistemato. Non ci sono i suoi vestiti….. non c’è più la navicella….. il fiocco…. niente. Lei è andata…. i suoi vestiti….. tutto.

Mi metto sul letto e mi sento sola al mondo.

 

 

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