Questa è una storia un pò buffa, molto colorata e abbastanza musicale da essere letta a voce alta. (È anche una storia realmente accaduta, ma non ditelo in giro).
Inizia così: un giorno una Goccia di Terra che abita nel deserto e si annoia a morte parte all’avventura.
Nello stesso momento, dall’altra parte del pianeta, una Goccia di Mare piena di impazienza e annoiata oltremodo esce dall’acqua e parte, anche lei, all’avventura.
Non sanno bene cosa troveranno, ma sanno bene cosa stanno cercando: vogliono vedere cosa c’è nel mondo là fuori, vogliono vedere oltre al loro naso, scoprire il mondo, vivere.
Tutte e due arrivano, dopo un lungo viaggio, nel Paese del QuiEOra. Un posto magico e bellissimo, pieno di meraviglia. Da lì in poi, succedono molte cose, importanti anche per noi esseri umani, che ci muoviamo nel mondo con il nostro bagaglio un po’ troppo pesante di emozioni, di reazioni alle emozioni, di regole e apprendimenti.
Scritto da Claudia Ravaldi e illustrato da Flavia Zuncheddu Goccia di Terra – Goccia di Mare è dedicato al mondo delle emozioni “difficili”. Ci sono emozioni che di per sè non sarebbero proprio difficili, perchè sono naturali, ma sono ritenute “maleducate” e non trovano spazio nella nostra cultura. Una di queste è la tristezza, che viene vista come un cazzotto in un occhio, e che vorremmo proprio non vedere. Non ci piace avere a che fare con adulti tristi. Non ci piace avere a che fare con bambini tristi, a cui si insegna, quasi come prima cosa, a “non piangere” a “smettere di piangere” a “essere un bravo bambino, un omino, una donnina”.
È stata una vera fortuna che io e Flavia un giorno in un’isola che ci piace tanto, mentre soffiava il maestrale, abbiamo incontrato una bis-bis-bis-bis-bis-nipote delle due Gocce, che si chiama Ayla, e che ci ha raccontato tutta la storia vera.
Grazie a lei abbiamo scoperto delle cose molto importanti, nate proprio quel giorno da quell’incontro, nel paese del QuiedOra. Le nostre preziose lacrime, infatti, sono proprio figlie delle figlie delle figlie delle figlie di quelle prime Gocce, che tanto tempo fa sono partite a cercare se stesse, e si sono incontrate a metà strada.
Dopo avere saputo questa storia nel dettaglio, coi capelli scompigliati dal maestrale, io e Flavia pensiamo che i bravi bambini piangano e che possano proprio piangere se ne hanno voglia. Pensiamo anche che i bravi bambini abbiano dei bravi genitori che si ricordano di poter piangere, quando piangere è una delle poche cose da fare e proprio, ci serve il massaggino ridarello delle lacrime (i dettagli, in fondo alla storia). Io, Flavia e persino il Maestrale, crediamo che la vera bravura sia, al giorno d’oggi, imparare ad avere rispetto delle nostre emozioni, per accoglierle e trasformarle con pazienza ed amore.
Nella nostra cultura, questo percorso è difficile ed è considerato un pò “maleducato”.
Noi pensiamo che non sia mai troppo tardi per diventare “bravi” davvero. E per imparare a volerci un po’ più bene di come ci hanno insegnato, generazione dopo generazione, tutti quelli che non hanno mai incontrato Ayla la goccia di cielo.
Buona lettura!