La morte in utero, tragedia silenziosa: il report delle nazioni unite

by Claudia Ravaldi

Standing Up for Stillbirth (2024) – Sintesi ragionata del report UN IGME

Ogni giorno, più di 5.000 donne nel mondo sperimentano la perdita di un figlio prima della nascita.

Nel 2023, circa 1,9 milioni di bambini sono nati morti dopo la 28ª settimana di gestazione.

Si tratta di un dato drammatico, che equivale a 14,3 bambini morti in utero ogni 1.000 nati.

Nonostante una riduzione complessiva della natimortalità di circa il 37% rispetto al 2000, i progressi rimangono lenti e insufficienti. Le morti intrauterine sono un’emergenza sanitaria invisibile, spesso taciuta e sottovalutata nei dati ufficiali, nelle politiche e nel dibattito pubblico.

Disuguaglianze geografiche e sociali

La distribuzione delle morti intrauterine (stillbirth) non è casuale: riflette profonde disuguaglianze strutturali. Il 79% delle morti intrauterine nel 2023 si è verificato in Africa sub-sahariana (48%) e Asia meridionale (31%), due regioni che insieme rappresentano metà delle nascite mondiali. I tassi medi di morte in utero sono:

  • 22,2 per 1.000 nati in Africa sub-sahariana
  • 16 per 1.000 in Asia meridionale
  • 2,8 per 1.000 in Europa, Nord America, Australia e Nuova Zelanda

I Paesi a basso reddito mostrano un rischio di stillbirth 8 volte superiore rispetto ai Paesi ad alto reddito. Anche i contesti fragili e colpiti da conflitti presentano tassi doppi rispetto alle regioni stabili.

Chi è più a rischio?

Le probabilità aumentano in presenza di:

  • Povertà e bassa istruzione materna
  • Residenza in aree rurali o remote
  • Età materna molto giovane (<20 anni) o avanzata (>40 anni)
  • Intervalli brevi tra gravidanze (<15 mesi)
  • Mancanza di accesso a cure prenatali e ostetriche di qualità

Le madri più svantaggiate – in termini sociali, economici e geografici – pagano il prezzo più alto in termini di vite perse.

 Garantire a tutte le madri e a tutti i bambini cure di alta qualità: ridurre dappertutto le morti intrapartum

Uno dei dati più gravi emersi dal report è che oltre il 46% delle morti intrauterine avviene durante il travaglio (morti intrapartum). Questo tipo di morte è spesso prevenibile, se il parto avviene in presenza di:

  • Personale sanitario qualificato
  • Monitoraggio continuo del battito fetale
  • Interventi di emergenza tempestivi

Nelle regioni ad alto rischio, come l’Africa sub-sahariana, 1 su 2 stillbirth è intrapartum.

In Europa e Nord America, solo 1 su 12.

La crisi dei dati: “non contati” = “non protetti”

Una delle cause principali della lentezza dei progressi è la mancanza di dati affidabili. Il report denuncia che:

  • 1 Paese su 4 non produce dati di qualità sulle morti in utero
  • Meno della metà distingue se il decesso avviene prima o durante il travaglio
  • Le stime ufficiali si limitano ai decessi oltre la 28ª settimana, escludendo quelli tra la 22ª e 27ª settimana (che aggiungerebbero un 30% di casi in più)

Per affrontare questa crisi silenziosa, ogni morte deve essere registrata, analizzata e riconosciuta. Servono sistemi di raccolta dati migliori, definizioni standardizzate e riduzione dello stigma che ostacola la segnalazione.

Rallentamenti e ritardi: una corsa contro il tempo

Se tra il 2000 e il 2015 il tasso di riduzione annuale delle morti in utero era del 2,5%, tra il 2015 e il 2023 è sceso all’1,1%. A questo ritmo:

  • 13 milioni di bambini nasceranno morti entro il 2030
  • 53 Paesi non raggiungeranno l’obiettivo EWENE di <12 stillbirth/1000 entro il 2030
  • In 32 Paesi il target sarà raggiunto solo dopo il 2050

Il contrasto è evidente: mentre i decessi sotto i 5 anni sono calati di oltre il 50%, le morti intrauterine hanno mostrato progressi molto più lenti. La quota di stillbirth sul totale dei decessi infantili è in aumento.

Le buone notizie: si può cambiare rotta

Nonostante tutto, 28 Paesi – tra cui anche Paesi a basso reddito come India, Nepal e Bangladesh – sono riusciti a ridurre di oltre il 50% i propri tassi di stillbirth tra il 2000 e il 2023. La chiave?

  • Politiche sanitarie efficaci
  • Investimenti continuativi
  • Sistemi di monitoraggio
  • Formazione ostetrica

Questi successi dimostrano che il cambiamento è possibile, anche in contesti fragili, se si investe con intelligenza e volontà politica.

Le 7 azioni chiave per prevenire la morte in utero

Il report propone sette priorità concrete:

  1. Contare ogni morte, con dati tempestivi e disaggregati
  2. Migliorare la qualità dei sistemi informativi sanitari
  3. Standardizzare le definizioni secondo l’ICD-11 dell’OMS
  4. Garantire accesso universale a cure ostetriche di qualità
  5. Fornire supporto psicologico e sociale alle famiglie colpite
  6. Affrontare stigma e tabù con campagne culturali e sanitarie
  7. Integrare la prevenzione nei piani sanitari nazionali e globali

La morte in utero è un indicatore chiave della qualità dell’assistenza sanitaria, ma anche uno specchio della giustizia e dei diritti umani. Il report UN IGME 2024 chiede alla comunità globale di riconoscere il valore di ogni vita, anche di quelle che non hanno potuto respirare. Agire significa contare ogni bambino, curare ogni madre e portare a zero le morti evitabili.

Il dolore invisibile: lutto, stigma, solitudine

La morte in utero è un grave evento traumatico che lascia segni profondi sulla salute mentale e fisica delle madri e delle famiglie. Tuttavia, la maggior parte delle donne colpite non riceve supporto psicologico o cure compassionevoli.

Nel report sono raccolte testimonianze toccanti da tutto il mondo: donne che non hanno potuto vedere il proprio bambino, che sono state spostate in stanze con neonati vivi, o a cui è stato impedito di vivere un lutto riconosciuto.

Ogni madre ha diritto a piangere, a ricordare e a ricevere cure rispettose e informate sul trauma.

In quasi venti anni di attività, CiaoLapo ha offerto sostegno  gratuito a migliaia di famiglie in lutto ed ha formato gratuitamente migliaia di operatori ospedalieri, modificando la cultura dell’assistenza alla morte in utero e al lutto perinatale in Italia.

Puoi trovare il documento originale nell’area documenti del sito.

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