La mia elezione ad Ashoka Fellow

by Claudia Ravaldi

Con questo discorso ho ricevuto la nomina ad Ashoka Fellow dopo una selezione durata quasi un anno e  dopo aver superato 6 diversi colloqui con il ramo italiano e statunitense dell’ente.

La nostra storia inizia con una fine.

Inizia con una frase scandita nel silenzio di reparto di ostetricia.

Mi dispiace, non c’è battito.

Il nostro bambino nasce morto, poche ore dopo quella frase.

I primi momenti sono silenzio incredulità e solitudine.

Non ci si crede, che un bambino possa nascere già morto.

Non ci si crede, che certe cose possano accadere.

È tutto così incredibile che il silenzio ci inghiotte.

Nessuno ne parla.

Nessuno ci parla.

Di lui, di noi, di come stiamo.

Nessuno sembra sapere cosa dirci, e chi prova a dire qualcosa, dice spesso parole prive di senso.

“siete giovani, presto ne farete un altro”

A un certo punto è talmente soffocante il silenzio che pensiamo di essere sbagliati noi.

Eccessivi, nel nostro amore per un figlio conosciuto per una manciata di settimane soltanto.

Ci chiediamo se è questo che succede quando non c’è più battito.

O far finta di niente, o impazzire in silenzio.

E dunque iniziamo a cercare risposte e non senza sorpresa, scopriamo che tra far finta di niente e impazzire c’è un altro mondo fatto di possibilità.

Queste possibilità parlano Inglese, Francese, Tedesco.

Parlano spesso il linguaggio asciutto della ricerca sanitaria, dei grafici e dei numeri.

Ma parlano anche il linguaggio pieno di vita di donne e uomini, madri, padri nonni e fratelli che raccontano senza sosta la loro esperienza e la vita breve dei loro bambini. Nati morti o vissuti soltanto per un soffio.

Esistiti comunque e degni. Degni, comunque, di rispetto e gentilezza.

Le storie degli altri, le buone pratiche adottate in molti paesi, l’accoglienza che riceviamo ci incoraggiano a uscire dal silenzio e trovare parole anche per il nostro paese, anche per noi.

Ad aprile 2006 nasce CiaoLapo, un ente no profit che fornisce sostegno psicologico ai genitori e alle famiglie colpite da lutto in gravidanza e dopo la nascita e anche agli operatori sanitari, mettendo a disposizione gratuita per tutti un kit di “primo soccorso” telematico, materiale divulgativo e di autoaiuto e materiale didattico per gli operatori sanitari.

Oggi CiaoLapo è attiva stabilmente in 15 regioni in cui sono presenti 14 gruppi di automutuoaiuto dal vivo e dieci gruppi online a carattere regionale. Abbiamo aiutato circa 12.000 genitori in lutto, stringendo sinergie quando possibile con il territorio e strutturando delle reti di sostegno con gli ospedali e i consultori.

Abbiamo inoltre svolto 250 ore di formazione gratuita in più di 100 ospedali, lavorando sui principali aspetti di cura e di care presenti nelle linee guida internazionali.

CiaoLapo è cresciuta giorno dopo giorno grazie all’impegno, alla costanza e alla generosità di 40 operatori e volontari formati che da anni insieme a me e a mio marito portano avanti il progetto e donano le loro competenze alle famiglie e all’associazione.

I nostri preziosi volontari, il nostro villaggio materno, sono il vero punto di forza di CiaoLapo, da Aosta ad Agrigento.

Grazie al nostro villaggio siamo cresciuti e abbiamo raggiunto risultati molto importanti in termini di cambiamento sociale, assistenziale e culturale intrecciando competenze scientifiche, sociali e umane, sviluppando un modello di care semplice, facile da apprendere, poco costoso e quindi facilmente replicabile nel nostro sistema sanitario nazionale.

Il ritorno di efficacia che abbiamo dalle coppie e dagli operatori, sia a medio che a lungo termine ci ha permesso di raffinare il nostro modello di rete e proporlo anche fuori dall’Italia: sono infatti molte le richieste di formazione e approfondimento che ci arrivano dall’estero.

Questo ci permette di restituire in parte ciò che abbiamo ricevuto all’inizio della nostra avventura associativa, in termini di incoraggiamento, accoglienza, condivisione e crescita.

Non si può più tacere.

Non si può più ignorare l’argomento “lutto perinatale” di cui anche l’OMS nel 2019 ha ribadito l’importanza per la salute delle donne.

Sappiamo infatti che il lutto perinatale tocca, potrei dire travolge, numerosi settori, che vanno dalla medicina, alla psicologia, alle scienze sociali, all’economia.

Negli anni abbiamo differenziato, approfondito e ulteriormente sviluppato i nostri ambiti di intervento, con l’obiettivo di fornire risposte sempre più precise alle sempre più numerose richieste di sostegno e consulenza di operatori sanitari, famiglie in lutto e altri stakeholder.

Rendere più comprensibile il nostro progetto in tutte le sue sfaccettature lo ha reso più accessibile e dunque più facilmente realizzabile.

Attraverso OPALE, l’Osservatorio Permanente per il Lutto Perinatale, dal 2007 svolgiamo ricerca medica e psicologica sulla morte in gravidanza e dopo la nascita; abbiamo pubblicato quindici lavori in riviste peer reviewed portando per la prima volta l’Italia e le famiglie in lutto italiane all’interno di studi multicentrici sugli aspetti psicosociali della morte in utero e sulle gravidanze successive ad una perdita.  Grazie ai nostri ricchi filoni di ricerca abbiamo già fatto tutoraggio per 100 tesi di laurea, di specializzazione e di master in vari atenei italiani.

Attraverso ComuniCare, comunicazione salutogenica nella perinatalità e relazione d’aiuto, da oltre dieci anni facciamo formazione specifica agli operatori sanitari e nelle scuole, per offrire un punto di vista rispettoso e salutogenico nella gestione della comunicazione con le persone colpite da lutto perinatale.

Attraverso matermundi, ci occupiamo di salute, intesa come promozione del benessere bio-psico sociale, in epoca perinatale ed in particolare di salute mentale e psicologia perinatale.

 

Il lutto perinatale riguarda 1 famiglia su 6 nel nostro paese,

1 su 4 negli Stati Uniti,

1 su 3 nei paesi a basso sviluppo economico.

Questi numeri non sono trascurabili e ci riguardano da vicino.

Se prendete la foto ricordo scattata alla vostra classe nell’anno della maturità e date un’occhiata a quei giovani volti, con buone probabilità in quella foto troverete almeno 3, tra studenti e studentesse che hanno affrontato una perdita nel loro percorso riproduttivo.

Un numero troppo alto per fare finta di niente.

Un noto proverbio africano ci dice che “per crescere un bambino occorre un intero villaggio”.

Anche per elaborare il lutto di un bambino e sostenere la sua famiglia occorre un intero villaggio, diciamo noi.

Siamo tutti parte del villaggio.

Anche tu.

Anche tu, insieme a noi, puoi cambiare le cose per le famiglie colpite da lutto perinatale e migliorare il benessere globale della nostra società.

Come?

Regalando un ascolto  attento e rispettoso alle famiglie colpite da lutto perinatale.

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